La prima ministra finlandese Sanna Marin (34 anni) durante il congresso per festeggiare i 120 anni del partito socialdemocratico avrebbe avanzato l’idea di ridurre le giornate lavorative da 5 a 4 per consentire ai cittadini finlandesi di avere più tempo a disposizione per la famiglia e la propria vita privata. Quattro giorni a settimana per sei ore al giorno, 24 ore totali rispetto alle 40 attuali quindi senza però ridurre lo stipendio. Ma quali potrebbero essere le conseguenze di tale cambiamento?


E’ notizia di poco tempo fa che in Giappone, paese famoso per il suo alto stress lavorativo nonché di orari lavorativi molto più estesi rispetto a quelli europei, Microsoft abbia adottato questo sistema ricevendo in cambio un aumento della produttività di oltre il 40%.
Ma è veramente possibile avere una maggiore produttività dato dal benessere del lavoratore e con il minor tempo a disposizione? E in quali settori si potrebbero adottare queste misure? Di sicuro ci sono settori quali quello agricolo e dell’industria in cui il ritmo lavorativo è frenetico e le fabbriche che non chiudono mai, sarebbe impensabile garantire lo stesso successo con minor ore senza una compensazione di nuovi assunzioni e quindi di costi.

Fatto sta che molti paesi, grandi aziende e start up stanno sperimentando ogni giorno sempre nuove soluzioni all’avanguardia per trovare il giusto connubio tra lavoro e vita privata e al momento i risultati seppur su minima scala, sono abbastanza incoraggianti.